L’alunno di 11 anni frequenta un istituto di Valmontone, in provincia di Roma. La denuncia della madre: “Temono possa disturbare, potrebbe saltare anche la gita in Vaticano”
Da due anni trascorre l’intera giornata scolastica in una stanzetta, da solo con l’insegnante di sostegno e l’educatore, perché in classe “disturberebbe troppo”. E’ la triste storia di Christian, un bimbo di 11 anni affetto da autismo, raccontata dal “Redattore sociale” che denuncia una condizione di esclusione ed isolamento addirittura all’interno della comunità scolastica. Il bimbo ora rischia persino di saltare la visita con al scuola in Vaticano “perché -dice la mamma- temono possa disturbare”.
Christian frequenta un istituto a Valmontone, in provincia di Roma, e secondo il racconto della madre trascorre le ore di lezione in quella che tutti a scuola chiamano la “stanza del silenzio degli innocenti”, separato dai compagni di classe e dall’insegnante. “Lo tengono lontano dai suoi compagni per tutto il giorno, riportandolo in classe solo a ricreazione – racconta la mamma – Finché andava a scuola a Ostia, prima all’asilo poi alle elementari, era ben integrato: passava tutto il tempo in classe, con l’insegnante e l’educatrice. Da quando ci siamo trasferiti a Valmontone, due anni fa, la scuola è diventata una tragedia”.
La madre del bimbo più volte è stata richiamata a scuola, prima dall’insegnante di sostegno e poi dalla preside. “Mi hanno detto che era pericoloso – ricorda – che non riuscivano a gestirlo”. Dai richiami si è così passati alla soluzione proposta dalla psicologa della Asl: una stanzetta “dedicata” solo a Christian. Un posto talmente brutto tanto da essere ribattezzato come la “stanza del silenzio degli innocenti”. “Dicono che disturberebbe e che è pericoloso, ma non è così – ribadisce la mamma – Il pomeriggio, una volta a settimana, va ad atletica, accompagnato dall’assistente domiciliare, e nessuno si è mai lamentato”. Per il bimbo sono off-limits anche le gite scolastiche: perderà anche la prossima, in Vaticano, “perché sostengono farebbe troppa confusione”, dice rammaricata la mamma. “E poi – conclude la donna – la psicologa vuole che Christian resti alle elementari altri due anni. In questo modo, passerebbe alle medie a 13 anni. A me non sembra giusto, non credo che gli farebbe bene restare così indietro”.
Sulla vicenda è intervenuta anche Michela Brambilla, presidente della commissione parlamentare per l’infanzia. “Accogliere e integrare gli alunni in difficoltà nel miglior modo possibile – ricorda – non è un ‘favore’, ma un preciso dovere della scuola”.
A chiedere un intervento dell’ufficio scolastico regionale è Edoardo Patriarca, deputato del Pd e componente della commissione Affari sociali. “Mi auguro che l’ufficio scolastico regionale faccia un approfondimento e trovi soluzioni- dice Patriarca- La Buona Scuola serve anche per risolvere questi casi, frutto di un progressivo disinvestimento nell’istruzione iniziato venti anni fa”.
[icon type=”glyphicon glyphicon-globe” fontsize=”16″] Fonte: [icon type=”fa fa-external-link”] Repubblica